Arricchirsi impoverendo: Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita (Italian Edition) by Giorgio Galli & Francesco Bochicchio

autore:Giorgio Galli & Francesco Bochicchio [Galli, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788857546711
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2018-02-18T23:00:00+00:00

I.13. La crisi. Natura e portata: un approccio marxista riformista

La crisi finanziaria esplosa nel 2008 è stata una crisi endogena, prodotta da cause interne al sistema, ed è stata di natura deflagrante e abnorme quantitativamente, maggiore di tutte le crisi, anche di quella del ’29. Pertanto, una crisi endogena e abnorme. Dopo otto anni, la crisi è ben lungi dall’essere risanata, in quanto è una crisi che ha un’altra caratteristica peculiare. Le crisi sono intrinseche al sistema capitalistico, sistema caratterizzato da instabilità, instabilità che si trasforma in ciclicità, vale a dire dal susseguirsi di momenti di crisi a momenti di prosperità e di sviluppo. A ogni crisi, anche grave, è seguita se non subito dopo non molto tempo una ripresa. Ciò perché subito dopo la crisi ha fatto seguito un’azione di salvataggio accompagnata dalla rimozione delle cause della crisi, e così da intervento in controtendenza rispetto a ciò che ha originato la crisi. Nel nostro caso, invece, al salvataggio, assolutamente necessario e obbligato, non ha fatto seguito alcuna azione coerente e strutturale di intervento sulle cause.

Anzi, si è andati in senso contrario di azione del tutto coerente con le cause della crisi, rinnovate e incrementate. Ciò comporta che la crisi rappresenta un salto di qualità del capitalismo, che non ha più bisogno di risanare la crisi stessa in quanto in grado di scaricare le conseguenze sui ceti non abbienti e sulle nazioni deboli. È un capitalismo che vede la propria forza al massimo e disgiunta dall’efficienza. Ha disintegrato il nemico di classe e così non ha più bisogno dell’efficienza: addirittura, l’efficienza gli è d’ostacolo. La sua instabilità è diventata foriera di conseguenze sociali, ma è un sistema la cui forza non è in discussione. Viene così messa in discussione la teoria marxista tradizionale secondo cui la crisi portava a sviluppare l’antagonismo di classe. La divaricazione tra crisi economica e antagonismo di classe porta inevitabilmente a rivalutare l’efficienza economica quale elemento di antagonismo e conflittualità. Tale conclusione è foriera di conseguenze di rilievo. Una riforma dell’economia deve porsi l’efficienza quale obiettivo fondamentale, senza considerarlo con sussiego quale mero strumento del potere economico. La riforma della finanza deve essere così non penalizzante nei confronti delle banche, da cui pretendere di converso prestazioni di elevato livello, anche come correttezza e mancanza di abusi.

La crisi non deve essere imputata, come si ritiene con approssimazione e superficialità, all’economia e agli economisti, che hanno semplicemente eseguito le direttive del potere economico, smarrendo l’essenza dell’economia che è quella della scelta dei mezzi rispetto ai fini, vale a dire dell’efficienza. Claudio Napoleoni evidenziò, nel 1976, che l’efficienza, come appena descritta, e riferibile al pensiero di L. Robbins, è fondamentale anche in un’economia socialista, esclusivamente con i mezzi ma con fini riferiti non più al capitale ma al lavoro.

Certo un approccio del genere si espone a due obiezioni tipiche di sinistra.

In primo luogo, l’efficienza economica sembra un elemento tale da limitare e imbrigliare la lotta di classe. È facile rispondere che il marxismo pone la lotta di classe in

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